martedì 2 giugno 2015

DUE CHIACCHIERE CON... MARCO CHECCHETTO


Ciao, Marco. Vorrei iniziare con un tuo parer sul rapporto fra videogiochi e fumetto, visto che tu hai collaborato,come illustratore, anche ad alcune riviste di videogiochi. Da giocatore io stesso, non posso fare a meno di trovare una grandissima creatività, nei videogiochi, soprattutto andando poi a sbirciare i blog dei vari illustratori che vi collaborano come designer. Eppure nell'ambiente del fumetto, per molti anni, i videogiochi sono stati visti come "rivali" o addirittura usati come termine di paragone negativo (esattamente come accadeva -o forse accade ancora- al fumetto quando si parla di cinema). Mi sembra che invece, in altri paesi, ci sia una maggiore sinergia, fra questi due mezzi di comunicazione. Puoi confermarlo o smentirlo, nella tua posizione privilegiata di disegnatore che lavora per gli Stai Uniti?
La cosa divertente è che quello che mi appassiona di più nei videogames è la parte creativa. Mi piacciono le storie ben raccontate, il lavoro di design e l'attenzione per i particolari. Compro molti artbook, ma in alcuni giochi fermo letteralmente il gameplay per guardarmi attorno e ammirare i dettagli inseriti dagli sviluppatori. Giochi come The Last of US, Uncharted o Metal Gear Solid vanno aldilà del semplice "giochino". Per me abbattono quel muro fra media e diventano opere (passami il termine pomposo) fruibili al pari di un grande film o di un bellissimo fumetto. Per me non esiste un media superiore, cerco di godermeli tutti e di prendere il meglio da ognuno di essi. Nel nostro lavoro trovo sia essenziale rimanere aggiornati per non correre il rischio di diventare stilisticamente "vecchi". Comprare e leggere fumetti, andare al cinema e giocare con i videogames per me è parte integrante del mio lavoro.

A parte essere d'accordo, da sceneggiatore vorrei giusto aggiungere che The Last of Us potrebbe anche essere usato per insegnare sceneggiatura nelle scuole. Al di là dell'aspetto grafico impressionante, ultimamente non è così infrequente trovare nei giochi delle storie e dei dialoghi ben scritti, ma quelli di TLOU potrebbero essere trasposti fedelmente in un film o in un romanzo, tanto sono efficaci e anche raffinati. Persino il doppiaggio italiano era migliore rispetto ai soliti standard.
Okay, stiamo divagando!
L'Uomo Ragno di Marco in azione.
Torniamo in tema fumettistico. "L'invasione" italiana negli Stati Uniti è avvenuta in due fasi. La prima ha avuto luogo circa a metà degli anni Novanta: pochi autori, poco avvezzi ai ritmi di produzione e ai metodi di lavoro americani, e impatto sul fumetto statunitense pari allo zero. Tant'è che alcuni di loro (forse quasi tutti) sono poi tornati a lavorare in Italia. La seconda e più recente fase, cui tu appartieni, annovera invece un numero di autori ben maggiore (contando solo quelli che ce l'hanno fatta!) che lavorano regolarmente a testate anche molto importanti. Secondo te questa differenza è dovuta a una diversa attitudine fra i due gruppi di autori o a qualche cambiamento avvenuto nel mercato americano?
La seconda fase di autori ha sicuramente un alleato in più.... Internet! :D Oggi è molto più semplice comunicare con gli States. Ci sono modi più veloci per condividere il proprio lavoro e di avere feedback immediati. Posso inviare le ultime tavole anche ad un'ora dalla messa in stampa. Una volta tutto questo era impensabile. Per quanto riguarda il metodo di lavoro, non saprei. In America è sempre stato così. Ogni disegnatore aveva la sua serie e doveva produrre in media un numero al mese. Le cose non sono cambiate, ma è più difficile oggi mantenere una media così alta perché il livello di dettaglio richiesto dal mercato è sicuramente aumentato. Il lettore vuole vedere una New York riconoscibile, l'astronave uguale a quella vista nell'ultimo film o l'armatura super dettagliata e più realistica. Credo che sia un discorso soggettivo che varia da disegnatore a disegnatore.
Il Punitore... In compagnia!
Attualmente stai lavorando sia per la Marvel americana che per la Panini in Italia, giusto? Ci sono grandi differenze nel metodo di lavoro fra un mercato e l'altro?
L'unica differenza è che in Panini Comics il personaggio è mio (e di Stefano Vietti). Quindi sono l'editor di me stesso. A parte questo il lavoro è del tutto uguale. Mi piace lavorare su serie in cui lo sceneggiatore chiede la mia opinione o in cui ci si possa scambiare idee. In Marvel sono totalmente libero di proporre quello che voglio e ho avuto la fortuna di collaborare quasi sempre con fantastici sceneggiatori. La collaborazione fra me e Stefano è molto stretta, abbiamo la stessa visione di quello che vogliamo raccontare e spero che questa sinergia si possa vedere sulle pagine di Life Zero. Anche per quanto riguarda i colori non ci sono differenze, ma solo perché su entrambi i fronti ho la fortuna di lavorare con Andres Mossa.
La tua esperienza nel seriale italiano è limitata a Jonathan Steele, Agenzia Incantesimi e a una collaborazione all'Insonne di Giuseppe Di Bernardo. Riproporti adesso in questo mercato, anche per collaborazione estemporanee nella veste di "guest star", può essere uno sfizio che ti vorrai togliere o il formato italiano ti sta stretto?
Non ho mai amato particolarmente il "formato italiano", ma su alcune testate vedo molta più "libertà" (passami ancora il termine) adesso. Su Orfani, ad esempio, ci sono delle soluzioni grafiche spettacolari. Quindi sì, tornerei, magari su qualcosa di mirato, mi piacerebbe sicuramente.
Dal primo episodio di Agenzia Incantesimi.
E' indubbio che il fumetto digitale stia crescendo, negli ultimi anni. Ne segui qualcuno? Pensi che possa costituire una valida alternativa all'editoria tradizionale?
Mentirei se ti dicessi che seguo il fumetto digitale. Compro qualcosa ogni tanto, ma leggere su tablet o a schermo non mi piace. I fumetti che compro poi sono gli stessi che trovo anche su carta quindi... Sul fatto che possa essere una valida alternativa invece si, perché no? In molti sono passati dal web ai classici editori con ottimi risultati.

Concludiamo con la domanda di rito: Myriam o Jasmine?
Azz.. non si può fare a targhe alterne? :)
Myriam (fata) nella versione di Marco.


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