mercoledì 13 maggio 2015

DUE CHIACCHIERE CON... RICCARDO CROSA


Per rompere l'attesa fra una storia e l'altra, vi propongo, con cadenza rigorosamente irregolare, due chiacchiere con i vari autori che hanno collaborato o stanno tuttora collaborando ad Agenzia Incantesimi. Brevi conversazioni per parlare della loro incursione nella nostra serie, ma anche della loro esperienza professionale.

Apriamo le danze con Riccardo Crosa.

Eccoti qua, Riccardo: il famigerato (che, si sa, significa "più che famoso!") autore di Rigor Mortis, ora al lavoro su Dragonero per la Bonelli. E' evidente che il fantasy è il tuo genere prediletto... Oppure no?
In effetti il mio rapporto con il genere fantasy è di lunga data. Fantasy sono stati i primi libri che ho letto (a 12/13 anni ero un fan di Conan il Barbaro) e fantasy i primi fumetti professionali che ho disegnato, ma non è la mia unica passione per quello che riguarda la narrativa in genere, sia che si parli di libri, cinema o fumetti... Amo la fantascienza, il thriller, il noir, l'horror, l'umoristico e l'avventuroso, ma soprattutto amo le storie che mischiano tutti questi elementi insieme. Possiamo dire che il mio genere preferito è il fantastico? 
Da professionista mi è capitato di spaziare un po' in tutti quei generi, ma in effetti quello in cui alla fine mi trovo più a mio agio è proprio il fantasy. Ma poi, in fondo, ho notato che quello mi rende particolarmente piacevole lavorare ad una storia è la leggerezza con cui i temi vengono trattati. Si può gioire nel raccontare anche la storia più cupa se lo si fa con la giusta dose di umorismo...

Rigor Mortis, la celebre creatura di Riccardo Crosa.
Tu hai lavorato sia per il mercato italiano che per quello francese. Che differenze hai trovato nel metodo di lavoro? O meglio, a quali elementi della narrazione e del disegno si presta maggiore attenzione in ognuno dei due paesi? 
Sono arrivato mercato franco-belga attraverso il progetto euro-manga Sanctuaire Redux, per cui all'inizio non ho trovato tante differenze fra il modo di lavorare che avevo prima di allora. Dovevo fare un gran numero di tavole in poco tempo cercando di mantenere un livello di qualità alto, ma puntando più sulla velocità per rispettare le scadenze ferree che avevo. Quando poi invece mi sono trovato a lavorare su dei veri e propri progetti di bande desinnèe, sono scoppiate le vere difficoltà e ho capito le vere differenze fra quei modelli editoriali. Lavorare ad una BD è più un lavoro da maratoneta rispetto a quello di un velocista. Conta meno il numero di pagine disegnate alla fine del mese, l'editore è disposto ad aspettare il giusto tempo a patto che il livello del lavoro sia il più alto possibile. Non ci si deve mai accontentare della prima versione di un'inquadratura, o di un disegno o di una particolare posizione, ma cercare sempre la soluzione migliore, che a volte non è quella che avevi in mente all'inizio. Bisogna avvalersi di tutti i propri assi nella manica, di tutte le proprie conoscenze per ottenere il giusto risultato. Par fare questo bisogna prendersi il proprio tempo per studiare e ricercare. 
Per me è stato rimettere in discussione tutto quello che avevo imparato negli anni, è stato come morire (a livello professionale intendo) e rinascere con una nuova visione... E' stato traumatico, ma ho imparato moltissimo.

Tavola da Synchrone, una delle serie illustrate da Riccardo per il mercato francese.
Per il mercato francese tu ti sei rivolto a un agente che facesse da tramite, mentre in Italia si tratta di una figura poco diffusa. Pensi che potrebbe invece essere utile anche nel nostro paese?
Io ho trovato particolarmente utile la collaborazione con Camilla Patruno Marmonnier, la mia agente in terra francese. Non tanto per la lingua con la quale riesco a barcamenarmi pur non avendola mai studiata, ma per i rapporti con gli editori, per la discussione del contratto, per i contatti... Io sono un disastro in queste cose e avrei rischiato a volte incidenti diplomatici. Avere un agente è come avere un partner che lavora insieme a te, e io ho trovato questa figura molto utile e di valore. Poi, se mi chiedi se in Italia abbia senso, questo non te lo so dire. Per come sono fatto io, sì. In effetti, per lungo tempo ho provato da solo ad entrare nel mercato d'oltralpe ma senza nessun risultato, poi le cose sono cambiate con l'agente...
Versione di Jonathan Steele illustrata da Riccardo e pensata per il mercato francese. Una delle iniziative non (ancora?) andate in porto.
Tu non hai lavorato solamente nel campo del fumetto, ma anche in quello dell'illustrazione, dell'editoria per ragazzi, dei giochi da tavolo e della pubblicità. Dove ti trovi più a tuo agio?

Devo dire che sono, per natura, uno di quegli autori che devono cambiare spesso prospettiva, che devono saltare da un progetto all'altro per evitare che li colga l'orrore della routine. Per questo ho sempre cercato di differenziare il più possibile la mia carriera, non focalizzandomi solo su un singolo settore, ma piuttosto tenere le mani in pasta in diversi progetti. Questo non è per forza un pregio, probabilmente se avessi concentrato tutte le mie energie solo in un progetto come capita a molti, forse sarebbe stato meglio, ma purtroppo non sono fatto così... Ho bisogno di cambiare spesso. 
Mi chiedi in cosa mi sento più a mio agio? il racconto per immagini senza dubbio, ma in realtà mi diverto a bazzicare fra tutti campi indistintamente.
Una carta bonus con speciali guest star per il gioco di Kragmortha.
Quanto è importante la sintonia con un altro autore (nel tuo caso lo sceneggiatore) per la riuscita di una storia?
Credo molto nel rapporto di complicità che si viene a creare fra disegnatore e sceneggiatore. Credo che più questo funzioni, più questo traspare dalle pagine del racconto a cui si lavora. Affinità, stima e rispetto sono fondamentali per la buona riuscita di qualsiasi progetto, tanto più quando si tratta di comunicare emozioni a qualcun altro, in questo caso il lettore. 
Mi è capitato di avere a che fare con sceneggiatori con i quali quasi non esisteva possibilità di dialogo ed è stato più un calvario che una collaborazione... Ma grazie a Dio ho avuto la fortuna di trovare raramente professionisti di questo tipo, mentre con la stragrande maggioranza è stata un'esperienza alla pari ed istruttiva.

Veniamo ad un argomento più vicino a noi. Io non ho mai nascosto che le nostre collaborazioni hanno dato frutto ad alcune delle mie storie migliori, e le due avventure di Agenzia Incantesimi che abbiamo realizzato rientrano tuttora nel novero. Tu come vedi quelle due storie riguardandole oggi?
Le considero un momento importante nella mia carriera, uno di quei punti di svolta che tutti abbiamo nei nostri percorsi. Di alcune sono più fiero che di altre, probabilmente non commetterei più certe ingenuità, ma sono lavori fatti in tempi diversi; devo però ammettere che l'ultima che abbiamo fatto insieme la annovero sempre fra i miei lavori meglio riusciti, uno di quelli di cui sono più soddisfatto. 

Non te l'ho mai chiesto, in effetti: Myriam o Jasmine?
Sono combattuto. A pelle ti direi Jasmine, perché la trovo più affine, ma mi ha sempre divertito disegnare Myriam, immagino che puoi capire il perché...

Myriam nella versione di Riccardo.
Per finire, una curiosità tecnica: lavori ancora con carta e matita o sei passato interamente al digitale? 
Sono stato fra i pionieri dell'uso del computer in italia, ai tempi in cui venivi guardato con disprezzo quando dicevi che usavi Photoshop per colorare le copertine dei tuoi fumetti... Mi piace capire in che modo questo strumento mi può aiutare nel rendere più chiaro e fruibile il mio lavoro. Non è questione di rendermi le cose più facili, quanto quella di avere un controllo completo su ciò che sto facendo. Faccio un grande uso del digitale, soprattutto in fase di progettazione della pagina, delle inquadrature... E' una necessità che ho avuto nel momento in cui mi si chiedeva un enorme quantità di correzioni e messe a punto. Da anni lavoro solo in digitale e considero il mio computer non solo un supporto, ma un collaboratore a tutti gli effetti, un socio del mio studio. Si chiama Priscilla e se non mi dicesse ogni mezz'ora che ora è mi sarei perso una quantità smisurata di appuntamenti importanti... Probabilmente avrei dimenticato mia figlia a scuola molto più spesso di quello che è in realtà accaduto (solo due volte, dai... Che volete che sia? Lei non se l'è presa, tanto mi conosce benissimo, lo sa che arrivo sempre, un po' in ritardo forse, ma sempre).

Che siano su carta o digitali, le matite di Riccardo sono sempre strepitose. Questa è tratta dal quinto Extra di Jonathan Steele, l'ultima storia che Riccardo e io abbiamo realizzato insieme (per il momento!).

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